Il telefono del vento. The phone online with Death!
(telefono del vento) Articolo scritto da Amelia Settele per Pillole di Cultura e Misteri e Leggende incredibili
In Giappone – nel giardino privato di Bell Gardia – c’è una cabina telefonica per “parlare” con i morti.
Esistono molti luoghi nel mondo dove commemorare i defunti.
Uno dei posti più inconsueti e originali si trova in Giappone, nella città di Ōtsuchi.
Un centro abitato a Nord Est dell’isola, nella prefettura di Iwate e più precisamente in un giardino privato chiamato Bell Gardia.
Il monumento si chiama 風の電話 kaze no denwa, il cui significato è Telefono del Vento.
SOMMARIO
- Il telefono del vento. Ma chi ha ideato il Kaze no Denwa e perché?
- Il telefono del vento. La storia del Telefono del Vento è intensa, importante e nasce perché
- Il telefono del vento. Il terremoto e maremoto di Tōhoku
- Il telefono del vento. Silenzioso cordone umano a Bell Gardia
È una cabina telefonica che spicca tra la bellezza naturalistica del giardino.
Cabina al cui interno è installato un vecchio modello di telefono in bachelite, privo di linea, attraverso il quale si può “dialogare” con i morti.
Il visitatore che decide di entrare nella cabina, può intrattenere una chiacchierata onirica o rimanere nel più assoluto silenzio.
Cullato dall’abbraccio del vento che sferza e rafforza l’atmosfera preziosa e unica dell’opera.
La cabina è di legno bianco e pannelli di vetro, mentre il telefono è sistemato sopra una mensola.
Accanto vi è un quaderno, dove gli ospiti possono lasciare un segno del loro passaggio: una firma, un pensiero.
Il telefono del vento. Ma chi ha ideato il Kaze no Denwa e perché?
Il Telefono del Vento è stato progettato nel 2010 da Itaru Sasaki, progettista di giardini che ha creato l’opera dopo la scomparsa di suo cugino.
La cabina telefonica è diventata, col tempo, una sorte di portale immaginario.
Dove poter parlare con i defunti, in un dialogo chimerico e profondamente commovente.
Alzando la cornetta si può immaginare di colloquiare con chiunque si desideri, anche con sé stessi, come e soprattutto con chi non è più con noi.
Sognare di dialogare attraverso quel telefono privo di linea è come pregare e sperare.
Ponendosi dinnanzi a uno dei sentimenti più profondi e laceranti che caratterizzano l’essere umano: il dolore del lutto.
Il Telefono del Vento permette di credere almeno per un istante di poter essere in contatto con chi non ci è più accanto.
Il telefono del vento. La storia del Telefono del Vento è intensa, importante e nasce perché
Itaru Sasaki dopo il grave lutto che colpì lui e i suoi parenti, immaginò un luogo dove poter continuare a “parlare” col suo familiare deceduto.
E per farlo pensò a due elementi soltanto: il telefono e il vento.
“Poiché i miei pensieri non potevano essere trasmessi su una normale linea telefonica, volli che fossero portati dal vento.” (I. Sasaki)
Il Signor Sasaki era sicuro che la sua opera l’avrebbe aiutato a metabolizzare il dolore.
Ma quello che non poteva minimamente immaginare, accadde appena un anno dopo.
Un evento di tali proporzioni da cambiare le venture – e le vite – di migliaia di persone come della storia stessa del Telefono del Vento.
Tanto da trasformandolo in un vero e proprio luogo di pellegrinaggio, ancora più toccante e mistico.
L’evento che modifica per sempre la storia che vi sto narrando avviene l’11 Marzo 2011, quando un potentissimo terremoto colpisce il Giappone.
Il telefono del vento. Il terremoto e maremoto di Tōhoku
Nord del Giappone – Isola di Honshū – 11 Marzo 2011, ore 14:46 (le 6:46 in Italia).
La terra inizia a tremare.
Un terremoto di magnitudo 9.1 matura e deflagra a largo delle coste dell’isola più grande della nazione nipponica.
Dopo pochi minuti sopraggiunge un mostruoso tsunami che colpisce e devasta soprattutto le coste della regione di Tōhoku.
Il sisma avvertito, risulta essere da subito violentissimo e viene catalogato come uno dei cinque più potenti mai registrati nella storia del mondo dal 1900.
Oltre a essere, ancora oggi, quello più forte mai rilevato in Giappone.
La scossa è intensa ma lontana dalla terra ferma pertanto, l’elemento che porta distruzione e morte è il maremoto generatosi pochi istanti dopo.
Onde alte più di 10 metri si abbattono sulla costa con una tale violenza da spazzare via ogni cosa.
Oltre 15.000 vittime
Solo a Tōhoku le vittime sono più di 15.000… trasportati via da un’onda irrefrenabile che ha lacerato vite, sogni e realtà.
La centrale nucleare di Fukushima esplode.
L’enorme onda creatasi a seguito del terremoto, arriva a danneggiare la struttura in modo irreparabile.
La tragedia verrà ricordata proprio con il nome della regione più colpita, Tōhoku.
La conta delle vittime lascia il mondo attonito, dinnanzi agli occhi dei sopravvissuti si palesa la potenza di una natura devastante e distruttrice.
Un terremoto che scuote letteralmente il mondo e ferisce pesantemente il Giappone.
Morte, disastro e dolore restano le conseguenze più tangibili di questa catastrofe.
È proprio a seguito di questo evento che Itaru Sasaki decide di aprire il suo giardino privato ai familiari e agli amici delle vittime dello tsunami.
Dialogare con i cari scomparsi
Mette a loro disposizione la cabina e lascia che utilizzino il Telefono del Vento per cercare un dialogo non solo con i propri cari scomparsi.
Ma anche con quel dolore sordido e martellante che li stringe ormai in una morsa senza fine e che lui conosce bene.
Da quel momento, grazie anche al passaparola, il Telefono del Vento diventa una vera e propria meta.
In più di 12 anni, le persone che hanno visitato il luogo sono state davvero molte, le stime ne dichiarano circa 30.000!
Il telefono del vento. Silenzioso cordone umano a Bell Gardia
Un rispettoso e silenzioso cordone umano ha continuato ad andare a Bell Gardia, oramai ribattezzata “la collina del telefono del vento”.
Per potersi immergere in quell’atmosfera profondamente toccante che si annida tra le sferzate di vento e il bianco candore della cabina.
Chi ha visitato l’opera di Sasaki ha intrapreso un viaggio personale intenso e significativo.
L’opera del garden designer è stata ripresa in altre parti del mondo.
Con lo stesso significato e lo stesso rispetto verso il dolore di chi deve convivere con la pesante assenza di una persona cara che non c’è più.
Cercando rifugio e sollievo tra i fili di un telefono privo di linea e l’ascendente della natura.
Non posso chiudere quest’articolo senza citare il bellissimo romanzo di Laura Imai Messina: “Quel che affidiamo al vento” (edito da Piemme).
Romanzo grazie al quale ho conosciuto questa storia e che vi suggerisco di leggere almeno una volta nella vita.
“In fondo era quanto ci si augurava per tutti, che un posto dove curare il dolore e rimarginarsi la vita, ognuno se lo fabbricasse da sé, in un luogo che ognuno individuava diverso.” Laura Imai Messina
Ricordatevi sempre che il tempo batte ritmi incessanti e non arresta mai il suo scorrere.
Mentre il Telefono del Vento continua a custodire migliaia di parole, lacrime e ricordi, cullato e protetto da una natura maestosa. E da sentimenti che non muoiono mai.
- Sempre dire Banzai: “Il telefono del vento: in Giappone esiste una cabina per “parlare” con i morti
- Internazionale: “Il telefono del vento per parlare con le vittime dello tsunami”
- IO Donna: “In Giappone c’è una cabina telefonica per parlare con i defunti”
- Wikipedia: “Telefono del vento”
- Studio Bellesi: “Il giardino di Bell Gardia e il telefono del vento”