Rubicone: Alea iacta est o iacta alea est?
(Rubicone) Articolo scritto da Mos Maiorum per Pillole di Cultura
A gennaio dell’anno 49 a.C. Caio Giulio Cesare rompeva gli indugi e varcando il Rubicone in armi dava il via ufficiale alla guerra civile.
SOMMARIO
- Rubicone. Un confine invalicabile
- Rubicone. Un gesto eclatante
- Rubicone. Il dado è tratto
- Rubicone. Si ma quale?
- Rubicone. Per sempre nella storia
È senza dubbio uno degli episodi più celebri della storia tanto che è conosciuto anche da chi di storia non se ne intende proprio.
Nella notte fra il 10 e l’11 gennaio (o fra l’11 e il 12 gennaio secondo altre fonti) del 49 a.C. Giulio Cesare varcò il fiume Rubicone.
Con quel gesto all’apparenza insignificante cambiò il suo destino, quello di Roma e del mondo intero.
Rubicone. Un confine invalicabile
Nel I secolo a.C. Roma occupava ormai gran parte del Mediterraneo e tutta la penisola italiana era ormai romanizzata.
Anche se una parte dell’attuale Italia era ancora suddiva in province (ad esempio la Gallia Cisalpina).
Il confine fra la provincia a nord e il territorio “urbano” di Roma era considerato sacro e inviolabile.
E soprattutto non valicabile dai generali in armi con i loro eserciti.
Questo a difesa della città di Roma in modo che nessun generale potesse entrarvi armato con la tentazione di prenderne possesso.
A Roma era ancora fresca la memoria di quanto accaduto solo qualche decennio primo ai tempi di Mario e di Silla!
A ridosso della Via Aemilia scorreva un piccolo corso d’acqua torrentizio chiamato Rubicone.
Un piccolo fiume che nasceva dalle colline romagnole (intorno a Sogliano) e sfociava nel mar Adriatico.
Quel piccolo corso d’acqua di chiamava Rubicone e segnava il confine fra Roma e la provincia della Gallia Cisalpina.
Rubicone. Un gesto eclatante
Ricordiamo che all’inizio di quel 49 a.C. Giulio Cesare era in aperto contrasto con il Senato di Roma.
Quest’ultimo gli aveva intimato di cedere il controllo della Gallia Cisalpina e di fare ritorno a Roma da semplice cittadino.
Cesare, trionfatore dei Galli, aveva ben altri progetti e rifiutò l’ordine del senato accampandosi nei pressi di Cervia.
Proprio a nord del fiume che segnava il confine fra la provincia della Gallia Cisalpina e Roma.
Dopo aver riflettuto a lungo sul da farsi proprio ai primi di gennaio il generale romano ruppe gli indugi varcando il Rubicone.
Ciò significava andare contro il Senato di Roma e di fatto iniziare una guerra civile.
Rubicone. Il dado è tratto
Alea iacta est (o come riporta Svetonio “iacta alea est”) non è altro che una traduzione latina della frase pronunciata in greco da Giulio Cesare.
In italiano può essere tradotta correttamente con “il dato è stato lanciato”.
O nella formulazione più comune con la frase “il dado è tratto”.
Il riferimento ovvio è quello al gioco dei dadi dove si poteva scommettere finché i dadi non venivano lanciati.
A quel punto non si poteva far altro che aspettare che i dadi si fermassero per valutarne il punteggio.
Così fu per quel gesto, compiuto il quale non vi era più possibilità di ripensamenti o di ritorno allo status quo.
Qualunque cosa fosse successa poi, Cesare non sarebbe più potuto tornare quello di prima.
O avrebbe vinto lui oppure il Senato.
Tutti sappiamo come finì, ma in quella fredda notte di gennaio fu davvero come lanciare i dadi in una partita che per lui aveva il valore della vita.
Rubicone. Si ma quale?
Quasi ventuno secoli dopo quella notte ancora oggi è impossibile stabile con certezza dove scorresse il fiume varcato da Cesare.
Sulle cartine dell’Emilia Romagna è segnato un fiume dal nome Rubicone ma secondo molti non si tratta di quello attraversato da Giulio Cesare.
Piuttosto l’antico fiume dovrebbe essere rintracciato nell’odierno Pisciatello (un piccolo corso d’acqua che scorre a fianco del Rubicone).
Il problema è che le fonti di allora non possono essere così precise da non lasciare dubbi.
E in oltre due millenni i fiumi hanno subito variazioni dovute a straripamenti e piene che ne hanno mutato gli alvei.
E a volte anche spostato il letto in modo significativo.
Dunque a tutt’oggi non v’è certezza se il fiume storico corrisponde al fiume che oggi ne porta il nome, al Piasciatello o a un altro corso d’acqua che scorre nei pressi.
Ma poco importa, si tratterebbe solo di posizionare il punto del passaggio del Rubicone di qualche chilometro più in qua o più in là.
Rubicone. Per sempre nella storia
Ciò che conta è il gesto e il suo significato simbolico, tanto da essere entrato per sempre nella storia e nella cultura popolare.
Ancora oggi si usa l’espressione varcare il Rubicone per indicare il compimento di un’azione che ha più vie di ritorno.
Un passo decisivo che non può in alcun modo essere cancellato.
Persino nella lingua inglese è rimasta traccia di quella notte così lontana dalla terra d’Albione.
“To cross the Rubicon” significa appunto varcare un punto di non ritorno.
Andare oltre significa non poter più tornare indietro.
Foto di Clemens van Lay su Unsplash
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